Mario Bergesio. Il tuo giorno migliore.

Avrei voluto venirti a salutare, caro Mario, ma come sai non è semplice la vita in tre parrocchie: e tu, me lo hai sempre detto “faccia come può!”; in una tua sempre impeccabile eleganza mi hai sempre dato del “lei”, credo non per mantenere le distanze, quanto per quel rispetto che hai sempre portato nei miei confronti.

Dalla notizia della tua morte a oggi, fino a questo momento, ho preferito il silenzio. In un silenzio colmo tanto di dolore, quanto di preghiera, ho pregato per te, Mario carissimo, per  Claudia, per Marco, Paolo e i tuoi cari.

In un silenzio che custodisce ricordi di te, Mario, amico caro! I ricordi dei miei primi pellegrinaggi a Lourdes in treno e tu che, come un formidabile regista, mettevi in moto la macchina di barellieri e damine per servire i pellegrini, soprattutto i malati.

Affiorano al cuore tanti ricordi: la tua camminata svelta, per arrivare in tempo per organizzare i servizi, le processioni, le celebrazioni. Il tuo fermarti per spiegare, chiarire, dare indicazioni; il tuo vivere in allegria le serate a Lourdes con i barellieri.

Quel dare disposizioni di servizio che però erano sempre accompagnate dal tuo di servizio: ti mettevi al servizio del pellegrinaggio, come tutti gli altri!

Permettimi, caro amico, di dirti grazie! Grazie per la passione che hai messo nel fare le cose che ti venivano chieste; grazie per quanto e come hai creduto nell’Associazione Santa Maria. Conservo le tue mail dove mi dicevi che proprio non potevi assumere la presidenza dell’Associazione perché non avresti dedicato il tempo necessario per fare bene le cose, che però davi la tua disponibilità a collaborare per rinnovare, ripensare la vita associativa!

Ti dico grazie per la testimonianza di fede: la tua era la fede concreta, di degno figlio della Chiesa. Quel servire gli ammalati era radicato in quei momenti silenziosi di preghiera alla Grotta che tante volte ti ho visto vivere. Era la fede che ti rendeva orgoglioso di prestare servizio nelle solenni liturgie di Lourdes; era la fede che ti faceva guardare i nostri ammalati con lo sguardo di evangelica compassione.

Già! Lo sguardo. A Lourdes spesso ho incrociato il tuo sguardo: lieto nel servire, attento nelle necessità, filiale alla grotta, paterno con chi aveva bisogno… pieno di lacrime di commozione ma anche di sofferenza!

E poi la malattia. Pochi messaggi e poche parole tra noi due. Negli anni da cappellano di ospedale ho imparato che la sofferenza è terra sacra, dove arde il roveto della vita e bisogna saper sentire la voce di Dio. Ho preferito il silenzio di parola, per lasciare spazio alla preghiera. Ma ne sono certo: hai saputo fare anche di quest’esperienza un talento che porterà frutto nella vita di ognuno di noi.

E adesso caro amico, tutto è per l’eternità!

E mi tornano in mente le parole del canto con cui, nei viaggi in treno, con te e don Renzo abbiamo sempre dato la buonanotte:

Ma ora voglio addormentarmi
fra le tue braccia, o Signore,
sicuro che domani, che domani
sarà un giorno migliore.

Per te, Mario carissimo, è iniziato il giorno migliore, giorno senza tramonto. E con te tanti amici della Santa Maria!

Don Paolo – Assistente Ecclesiale Associazione Santa Maria.

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